I terremoti

Tutta la regione del Matese è singolarmente soggetta ai movimenti tellurici, essendo una catena montuosa di natura carbonatica estremamente fratturata e dislocata da imponenti faglie associate ad una tettonica compressiva responsabile dei processi di orogenesi che hanno coinvolto tale porzione dell’Appennino Centro-Meridionale.

I terremoti quindi in questa zona hanno avuto terribile ripercussione in ogni tempo. Casalciprano non molto lontana dalla montagna di Frosolone, contrafforte del Matese, sita su una collina lungo la vallata del Biferno, ha sofferto più di tanti altri paesi. Non si contano i terremoti da cui fu spesso danneggiata. Se ne ricordano alcuni.
Uno dei più recenti fu quello del 19 febbraio 1907, alle ore 12.20. Altre scosse seguirono a distanza di tempo più o meno lunga, e se ne contarono ben undici, di cui l’ultima il 4 novembre successivo. Non vi furono vittime ma tutti i fabbricati furono più o meno danneggiati. Le Chiese furono chiuse al culto, e il popolo, preso dal panico, portò le statue nel cortile della casa del Cav. Uff. Antonio Montalbò. L’atto impulsivo fu disapprovato da molti, e le statue furono riportate nella chiesa parrocchiale il 21 marzo. Nel giorno dell’Annunziata, il 25 marzo 1907, la statua fu posta presso la porta della chiesa, con intervento di pochi forestieri a causa del pessimo tempo. Le funzioni della Domenica delle Palme furono celebrate in casa dell’Arciprete D. Francesco Montalbò.

La chiesa di S. Rocco fu riaperta al culto il 17 aprile, ed lì, 13 maggio seguente, fu celebrata la festa dl Santo Patrono. La chiesa di S. Maria, dopo i necessari restauri, fu riaperta il 4 novembre dello stesso anno e quella della SS. Annunziata il 24 marzo 1908, ed infine riparata alla meglio, fu riaperta la Chiesa Madre il 10 maggio 1910 con l’intervento del Vescovo della Diocesi Mons. Pietropaoli.
Il Sig. Fonte si rese premuroso di interpellare il Direttore dell’osservatorio metereologico e geodinamico di Benevento, l’illustre Padre Veneziano sull’origine del terremoto del 19 febbraio 1907, e quel direttore così rispose: “ Molti paesi del Molise, in ispecie verso Isernia, e fra questi Casalciprano, presentano minor resistenza ai movimenti sismici e perciò questi luoghi sono un piccolo centro di attività sismica. La prima scossa fu registrata all’osservatorio alle 14.27 e la prima replica alle 14.40”.
Altra scossa di terremoto fu avvertita il 4 ottobre 1913 alle 19.25 seguita da altre il 5,7,11, ottobre e 30 novembre. Poche lesioni ad alcune abitazioni.
È necessario fare qualche osservazione sul terribile terremoto del 26 luglio 1805. Si ebbe la prima scossa, che durò più di un minuto, alle due di notte, ma parecchie ne seguirono ed altre infinite nei giorni successivi.
Sulla scorta del Ragguaglio storico fisico, pubblicato da Gabriele Pepe l’anno seguente, 1806, il fatto che maggiormente impressionò nel memorando cataclisma fu la meteora ignea che sembrò di notte incendiasse l’intera montagna di Frosolone e di giorno l’avvolgesse in una densa e fetida nube di fumo. L’epicentro fu Frosolone che ebbe ben 1000 morti su 3800 abitanti.
I paesi quasi distrutti in provincia di Molise furono 48, oltre tanti altri rovinati in parte.
Casalciprano, come nel terremoto del 1456, che a dir della cronaca di S. Antonino, lo rase al suolo, fu ugualmente quasi distrutta. Pepe, su una popolazione di circa 1300 abitanti, enumera ben 186 morti, oltre i numerosissimi feriti. Ma tanto il numero degli abitanti, tanto quello dei morti è sbagliato, perché risulta ufficialmente che pochi anni dopo, nel 1816, la popolazione era di 1536 abitanti e l’arciprete del tempo scrisse in uno dei libri parrocchiali che i morti furono 133, fra i quali due sacerdoti, numero questo esatto, perché ne fece l’elenco preciso.
L’arciprete stesso parla del crollo orribile di tutte le case, all’infuori di qualcuna rimasta in piedi, forse alludeva al palazzo dei Signori Fonte,all’epoca recentemente costruito.
È pure da osservare che i paesi alla sua destra soffersero tutti: così Spinete ebbe 300 morti, Macchiagodena 193, Vinchiaturo 305, Baranello 296, ed i paesi limitrofi sulla sinistra poco o nulla furono danneggiati; così Torella poco distante dall’epicentro, ebbe solo 6 morti. Molise ne contò uno, Castropignano nessuno. Il fatto non è spiegabile se si pensa che Molise e Torella hanno suolo della stessa natura di quello di Frosolone, roccia e terreno nella medesima formazione geologica. E poiché la storia è la maestra della vita, e l’esperienza del passato è amarissima, Casalciprano iniziò a pensare seriamente alle costruzioni antisismiche. Fu osservato nel terremoto del 1805 che case colossali, come il palazzo ducale, andarono rovinate, mentre molte case basse e rustiche furono meno danneggiate.